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Bottega bolognese
Cassone
Legno di noce con intarsi in pastiglia policroma e legno d'acero, cm. 62.5x177x58
Cassone intarsiato con le armi delle nobili famiglie bolognesi dei Seccadenari, dei Leoni e dei Dolfi
I tre stemmi ad intarsio, posti in corrispondenza del fronte entro elaborati decori fitomorfi, documentano la provenienza bolognese del cassone.
Gli stemmi, o meglio le armi, rappresentano le famiglie Dolfi, Leoni e Seccadenari, tutte appartenenti alla nobiltà di Bologna da lunga data.
I Seccadenari erano già sulla scena politica bolognese sul finire del Duecento. Alcuni dei suoi membri praticarono l’arte del cambio. Marco Antonio di Giovanni (nato nel 1555) fu l’unico della famiglia a sedere nel Senato, o Reggimento, bolognese e, per questo motivo, i Seccadenari entrarono nel ristretto numero di famiglie (in tutto 99) del patriziato bolognese. Marco Antonio non ebbe discendenza e la stirpe fu continuata dal cugino Giacomo. Si estinsero con la contessa Maria Teresa (nata nel 1718), moglie del conte Girolamo Barbieri di Parma.
I Leoni (da non confondere con i Leoni alias Nordoli, altra famiglia nobile di Bologna) sono documentati a Bologna dal 1220 con Pietro, da cui discese un Andrea, vivente nel 1464, autore di quattro rami che si estinsero tutti entro la metà del Seicento.
I Dolfi, già conosciuti col cognome di Cartolari, sono documentati a Bologna a partire dal Duecento. Annoverarono tra le loro fila numerosi dottori di leggi e ricoprirono numerose cariche pubbliche. Appartenne a questa famiglia (aggregata alla Compagnia dei Lombardi già nel Trecento) Pompeo Scipione, autore della famosa Cronologia delle famiglie nobili bolognesi. Si estinsero con Maria Diamante (1731-1815), moglie del marchese Benedetto Ratta Garganelli, che ne ereditò i beni.